12. Conclusione: l’eredità di Anassimandro
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• 12. Conclusione: l’eredità di Anassimandro [181-183]
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TERMINI-CHIAVE
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• astro (astri celesti) • astronomo
• avventura
• biologo
• civiltà (civiltà mondiale, civiltà umana)
• comprensione
• conoscenza
• cosmologia
• dio (dèi)
• evoluzione
• fenomeno (fenomeni)
• geografo
• gigante (gigante del pensiero)
• idea
• ignoranza
• immagine (immagine del mondo)
• incertezza
• indagine (indagine del pensiero)
• ipostasi
• legge (legge naturale)
• modello (modello geometrico)
• mondo (mondo naturale, mondo dei fenomeni)
• natura (investigazione della natura)
• necessità
• pensiero (pensiero scientifico, pensiero moderno, pensiero mitico-religioso)
• pianeta
• progetto
• programma
• provvisorietà
• ribellione
• rivoluzione (rivoluzione concettuale, rivoluzione scientifica)
• scienziato
• spazio
• storia
• tempo
• tradizione (tradizione critica, tradizione scientifica)
• umanità
• universalità
• visione (visioni del mondo)
• vita
• vuoto
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(ª) espressione non esplicitamente contenuta nel testo.
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TOPONIMI
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• Occidente • Terra
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(ª) denominazione non esplicitamente contenuta nel testo.
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PERSONAGGI, STUDIOSI E OPERE
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• Anassimandro • Graham (Daniel Graham)°
• Talete
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(°) opere indicate nei riferimenti bibliografici.
(ª) riferimento o dettaglio non esplicitato nel testo.
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — Lasciando perdere la qualifica di “gigante del pensiero”, che Anassimandro si troverebbe a condividere con personaggi quantomeno discutibili (come Freud e Heidegger), possiamo affermare che è colui che ha dato inizio alla “investigazione (razionale) della natura”, sottraendo ai sacerdoti il monopolio dell’interpretazione del mondo. È stato – secondo Rovelli – il primo geografo, il primo biologo, nonché il primo astronomo a fare ipotesi sulla natura degli astri (per quanto le sue idee possano sembrare oggi un po’ balzane); fino allora ci si era infatti sempre limitati a descrivere il loro moto sulla “volta celeste”, senza indagarne la natura (e neppure la distanza). Ha inoltre introdotto 2 idee che sono tuttora alla base della ricerca scientifica: quella di “legge naturale” e quella di “entità teorica”, in sé non osservabile, ma in grado di rendere conto della molteplicità dei fenomeni naturali. Quanto al metodo, discostandosi dalle idee di Talete e proponendo un’immagine del mondo completamente diversa (la Terra che galleggia, circondata dal Cielo), ha introdotto il principio della “critica del maestro”, e così facendo ha fornito il primo esempio, paradigmatico, di “rivoluzione scientifica”; entrambi si sono contrapposti alle concezioni comuni della loro epoca, basate sul “senso comune” e su ideologie religiose, avviando col pensiero mitico-religioso una sfida – potremmo dire, per l’egemonia culturale (Gramsci) – che dopo 26 secoli di alterne vicende non è ancora stata vinta.
NOTA: Rovelli usa il termine “ribellione”, ma il sospetto è che questa ribellione sia stata solo parziale, e che l’identificazione dell’umano col razionale non abbia permesso di scalzare un potere millenario fondato su ideologie e su riti religiosi; anzi, in diverse occasioni i due contendenti hanno finito per allearsi, trovando sostegno l’uno nell’altro. Contro che cosa? Evidentemente contro un’identità umana che non è né razionale né soggetta all’alienazione religiosa; un’identità che non esclude più di metà del genere umano, che non si adegua ai ruoli né alle gerarchie sociali, e che essi devono percepire come minacciosa…
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[] Carlo Rovelli, ‹Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro›, Mondadori 2011.
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