Rovelli·C • Scienza (cap. 9) • Fra relativismo culturale e pensiero dell’assoluto

9. Fra relativismo culturale e pensiero dell’assoluto


(sommariotesto)

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9. Fra relativismo culturale e pensiero dell’assoluto [139-149]
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TERMINI-CHIAVE
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• africano
• antropologo (antropologi)
• ascientifico (sguardo ascientifico)
• assenza
• assoluto (pensiero dell’assoluto)
• Ayatollah
• buddista (saggezza buddista)
• catastrofe (catastrofi)
• certezza (certezze)
• civiltà
• colonialismo (colonialismo europeo)
• complessità
• confusione
• contesto (contesti culturali)
• contingenza (contingenza dei giudizi)
• cosmologia
• critica
• cultura
• dialettica (dialettica delle culture)
• differenza
• discussione
• diversità
• educazione
• esperienza
• eurasiatico (eurasiatici)
• fiducia (fiducia nell’uomo)
• giudizio (giudizio di valore o di merito)
• identità (identità di gruppo)
• idiozia (idiozia umana)
• imperatore (imperatore della Cina)
• imperialismo (imperialismo europeo)
• Inca (il grande Inca)
• incomprensione
• infallibilità
• interpretazione
• mescolamento (mescolamento delle civiltà)
• Occidente
• onestà
• pensiero (pensiero umano, pensiero assoluto della Verità)
• pianeta
• ragione (usare la ragione)
• ragionevolezza
• razzismo (razzismo antisemita)
• relativismo (relativismo culturale)
• relatività (relatività dei sistemi di valori)
• relativizzazione (relativizzazione di tutti i valori)
• resistenza (resistenze identitarie)
• ricerca (ricerca della verità)
• scienza
• smarrimento
• Spagnoli (popolo)
• storia
• superiorità (senso di superiorità)
• superpotenza (superpotenza americana)
• tamerisco [=tamariscoª, tamericeª]
• umanesimo
• umanità (storia dell’umanità)
• universo (universo linguistico)
• variabilità (variabilità del giudizio)
• verità (nozione di verità, ricerca della verità)
• visione (visione del mondo)
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(ª) espressione non esplicitamente contenuta nel testo.


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TOPONIMI
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• Afghanistan*
• America (nativi d’America)
• Australia (nativi australiani)
• Cina
• Europa (imperialismo europeo, astronomia europea)
• Francia
• Germania
• Grecia (astronomia greca, Grecia classica)
• India
• Inghilterra
• Iran
• Iraq*
• Italia
• Sole
• Spagnaª (gli Spagnoli)
• Terra
• Vaticano
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(*) menzionato nelle note.
(ª) denominazione non esplicitamente contenuta nel testo.


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PERSONAGGI, STUDIOSI E OPERE
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• ‹Bibbia›ª (‹Geremia›)
• Buddha
• Eratostene
• Godelier (Maurice Godelier)°
• Inca (il grande Inca)
• Ricci (Matteo Ricci, gesuita)
• Spirito (Grande Spirito dei Sioux)
• Unger (Roberto Unger)°
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(°) opere indicate nei riferimenti bibliografici.
(ª) riferimento o dettaglio non esplicitato nel testo.


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — Affermazioni, giudizi e interpretazioni – anche quelli che riguardano la scienza – assumono il loro senso all’interno del contesto culturale in cui vengono formulati. Tuttavia contesti culturali diversi non sono impermeabili l’uno all’altro, possono essere confrontati e possono influenzarsi e modificarsi a vicenda; anzi, lo fanno inevitabilmente quando vengono in contatto. Esistono inoltre 2 realtà con cui ogni cultura deve confrontarsi: una è la realtà fisica fuori di noi, l’universo che ci circonda; l’altra – ma questo Rovelli non lo dice – è la realtà umana universale, qualcosa di comune a tutte le culture perché legato alle qualità dell’essere materiale dell’uomo (la dinamica della nascita umana). Ne segue che non tutte le convinzioni, le pratiche e gli usi sono ugualmente validi, e in genere le culture – così come gli individui – sono perfettamente capaci di adeguarsi, assorbendo ciò che riconoscono bello, buono e utile negli altri, e abbandonando ciò che, nella propria tradizione, lo è meno.
Il “relativismo culturale”, l’affermazione che tutto è ugualmente valido, è dunque un’indebita estrapolazione, perché essere consapevoli che le nostre opinioni potrebbero non essere le migliori non implica privarle di ogni valore prima di averle confrontate con altre, e neppure metterle tutte sullo stesso piano. Né si può affermare che il confronto sia impraticabile o inutile; al contrario, esso è necessario e inevitabile.
Reazione comune a questo “relativismo culturale”, ugualmente erronea, è aggrapparsi alla propria “identità culturale” per il timore che essa possa dissolversi; ma le culture che si sottraggono al confronto diventano sempre più deboli e alla lunga finiscono per isterilirsi. Nella Storia, invece, i momenti di grande progresso sono sempre seguiti all’incontro e all’integrazione di culture con caratteristiche diverse. Ed è proprio quanto accadde nella Ionia del VI sec. a.e.v., e a Mileto in particolare, con la formulazione di un pensiero nuovo.
Qui entra in gioco l’Occidente: è esso l’erede della Grecia classica? Rovelli risponde di no; la cultura greca sarebbe patrimonio dell’intera umanità (anche se alcuni l’avrebbero ereditata più di altri); tuttavia non ci è ben chiaro cosa sia, quest’Occidente – o quali siano i suoi tratti unificanti – e identificarlo con le potenze coloniali europee dei secoli passati ci sembra un po’ riduttivo; senz’altro è un modo di concepire l’esistenza e il mondo, e in questo anche lo sviluppo scientifico e tecnologico ha avuto ed ha tuttora una parte importante.
Le cose sarebbero già complicate se non ci fosse anche il Vaticano – e Rovelli fa un parallelo con gli Ayatollah iraniani – che imperterrito tira acqua al suo mulino, cercando ancora di dettar legge alla politica come la Chiesa faceva nel Medioevo; ma dimentica – Rovelli – che oltreoceano abbiamo una superpotenza sul cui dollaro stanno stampate le parole “In God we trust”; il problema non è quindi la persistenza e l’invadenza del clero, ma un’alienazione religiosa nascosta, e perciò onnipotente, nel sottosuolo della filosofia, della politica, persino dell’economia del libero mercato.
E l’alienazione religiosa è fonte di malessere, anche e soprattutto quando si è raggiunto il benessere del corpo; l’anaffettività rovina i rapporti quotidiani tra gli esseri umani e genera malattia mentale, che poi diviene visibile in fatti di cronaca efferati e apparentemente senza motivo. Così la cultura dominante (quella laica come quella religiosa) ha buon gioco nell’affermare che c’è il Male nella natura umana, e che non ci si può fidare di nessuno: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo…» [Geremia, citato da Rovelli]. Sarebbe questo, l’Occidente?

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[] Carlo Rovelli, ‹Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro›, Mondadori 2011.
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